Costa Concordia
Il 13 gennaio 2012, la nave da crociera “Costa Concordia” fu coinvolta in un tragico incidente
al largo dell’isola del Giglio. La nave si incagliò, sbandandosi sul lato dritto. L’incaglio avvenne molto vicino alla costa e questo, senza dubbio, fu la ragione per cui molte vite ebbero la sorte di essere salvate. Non tutte poiché 13 furono i morti.
La società Neri si rese conto di quanto stava accadendo al Giglio molto presto per tramite di un comandante di rimorchiatori abitante al Giglio, Giancarlo Fanni. Guardando il dispiegarsi delle notizie dalla prospettiva di chi lavora in mare, la reazione organizzativa fu immediata offrendo i servizi a Costa Crociere ed impegnandoci subito sulla scena del naufragio partecipando alla riunione di emergenza che l’Ammiraglio della Capitaneria di Livorno indisse subito dopo l’incidente. Immediatamente inviammo il nostro rimorchiatore Algerina Neri da Piombino. Dai filmati TV la ‘Costa Concordia’ aveva uno sbandamento iniziale di 15-20 gradi. Sbandamento notevole per tale nave. Durante la notte, tuttavia, la misura aumentò a 45 gradi. Fu una fortuna che lo sperone di roccia avesse impedito il suo ribaltamento completamente. Si fosse trovata in un’altra posizione, avrebbe potuto benissimo ribaltarsi sottosopra, intrappolando molte persone al suo interno.
“Durante la prima notte abbiamo preparato le attrezzature per la spedizione da Livorno via mare e dal magazzino di Smit Rotterdam e organizzato una squadra di tecnici per un sopralluogo sulla scena del naufragio. Siamo arrivati al Giglio la mattina dopo. La nostra risposta è stata in stretto coordinamento con il nostro partner di lunga data SMIT SALVAGE di Rotterdam. La nostra squadra comprendeva: un Salvage Master di esperienza, un architetto navale, il responsabile dei sommozzatori ed alcuni tecnici del salvataggio.
Instaurammo subito linee dirette di comunicazione con la Guardia Costiera, i Vigili del Fuoco e tutti coloro che erano qui presenti sotto quella grande tenda verde che il Governo Italiano aveva già predisposto.
In situazioni di emergenza come questa, ci si rende conto molto presto, che è spesso una sfida scoprire quale Autorità sia realmente in carica per prendere le decisioni. Tutti, naturalmente, avevano una chiara priorità: salvare vite umane.
Il personale della società NERI si trovava catapultato nel bel mezzo di una gigantesca operazione di salvataggio.
Mano a mano che il tempo passava ci stavamo piano piano spostando da una situazione di caos ad una di maggiore controllo.
Il Giglio è un’isola piccola. Nel giro di un paio d’ore circa 4.000 persone si riversarono a terra, affollando la piccola piazza del paese al porto, la chiesa e altri edifici. Furono assistiti e confortati dai servizi di emergenza e dai volontari della comunità locale. Come ci si potrebbe aspettare, le ore iniziali furono caotiche. A poco a poco, però, le cose sono divennero più ordinate, e divenne mano mano più facile e normale pratica quotidiana mantenere il contatto per le società NERI e SMIT con la Guardia Costiera e le Autorità ivi presenti.
Ricevemmo il via libera per continuare con la nostra piena mobilitazione per la immediata risposta. Anche senza aver avuto ancora alcun contratto a quel punto da Costa Crociere, Neri e Smit mobilitarono 80 tonnellate di attrezzature di salvataggio da Rotterdam per Livorno in aggiunta ad altrettante già presenti. Il materiale fu poi caricato sul pontone “Meloria”, per il successivo trasporto al Giglio.
Infine il contratto per il recupero di oltre 2.000 tonnellate di bunker ed altri inquinanti fu siglato durante la notte del 16 gennaio 2012.
La nostra prossima sfida sarebbe stata di assicurare un ambiente di lavoro sicuro per la nostra squadra di salvataggio. Nel frattempo, l’operazione di salvataggio e la ricerca dei dispersi – era ancora in corso: La ricerca di vite umane ebbe la priorità. Nel frattempo utilizzammo il tempo a disposizione per valutare che il relitto ‘Costa Concordia’ fosse abbastanza stabile per avvicinarsi e lavorare sulla nave. A questo fine, mettemmo in opera tutta una serie di indagini ed analisi unendo le forze per effettuare controlli sottomarini alla nave, verifiche del fondo marino e sulla natura della roccia che dava sostegno al relitto. Allo stesso tempo, su richiesta delle Autorità Italiane, dispiegammo una doppia linea di barriere galleggianti lungo tutto il perimetro esterno della nave al fine di contenere sversamenti di idrocarburi .
Lo scopo del lavoro era il recupero di bunker dalla ‘Costa Concordia’ per un totale di 17 serbatoi. Successivamente, il contratto fu esteso al fine di garantire anche il recupero delle “Acque nere” dai serbatoi di fognatura della nave. Cosa che facemmo mobilitando un insieme di navi per la lotta all’inquinamento e la ricezione degli idrocarburi.
In casi di questo tipo, si richiede sempre un certo tempo per completare l’opera di ricerca/salvataggio dei naufraghi e compiere la valutazione dei rischi collegati a lavorare sul relitto. Una volta che le Autorità ebbero dichiarato terminate le operazioni di ricerca dei naufraghi, il 28 gennaio tutto era a posto per iniziare il pompaggio (debunkering) del gasolio dalle casse della nave “Costa Concordia”.
Il cattivo tempo però si abbattè sul Giglio. Non fu fino al 12 febbraio che il tempaccio finì e procedemmo al recupero degli idrocarburi da bordo nave. La gru del pontone ‘Meloria’ fu ormeggiata a fianco dello scafo della nave, in modo da agire come piattaforma di superficie per la squadra del personale subacqueo durante il progetto. Avevamo impianti di pompaggio, impianti di riscaldamento a vapore, e spread subacquei per le immersioni. In più noleggiammo una petroliera, poi posizionata su un lato del pontone, pronta a ricevere olio recuperato.
Il registro di bordo conferma che iniziammo a pompare i serbatoi del bunker il 12 febbraio alle 16.55 . Lavorando trovammo che potevamo raggiungere accettabili tassi di pompaggio senza la necessità di riscaldare il bunker. Il cardine dell’operazione fu il sistema hot-tap procurato da SMIT in modo da rendere possibile perforare ciascuno dei serbatoi sott’acqua senza inquinare. A poco a poco, tutte le casse furono smarcate come idrocarburo pompabile ed il lavoro terminato il 24 marzo alle 07,30.
Infine ci fu assegnato un ruolo di ‘caretaking’(salvaguardia ambientale), mantenendo le panne antinquinamento e la raccolta e la rimozione di detriti galleggianti e dai fondali marini. Eravamo anche in stand-by per ogni risposta all’inquinamento e svolgevamo compiti di mantenimento della guardiania / sicurezza.
Guardando indietro, un aspetto eccezionale fu senza dubbio la generosità della piccola comunità del Giglio e la fiducia che gli abitanti riponevano nel nostro lavoro. In quei primi giorni, gli abitanti del Giglio fornirono il servizio di mensa ai soccorritori, e chiunque altro si trovasse sull’isola. Immaginate un’isola molto affollata da centinaia di giornalisti e squadre di televisioni presto arrivate da tutto il mondo.
Fiducia che avemmo l’onore di potere ripagare con la soddisfazione di un lavoro ben fatto. C’erano più di 2.000 tonnellate di gasolio nei serbatoi della Costa Concordia – una minaccia enorme per l’economia dell’isola e il mare della Toscana e che finalmente riuscimmo a rimuovere.